MANO - OLTRE IL VARCO
Sonorizzazione e performance site-specific / 2025
In occasione della mostra “Mano – Oltre il Varco” di Chiara Cunzolo e Alex Lupi, il duo molom ha realizzato una sonorizzazione site-specific che intreccia paesaggi sonori e ritratti della comunità portuale di Livorno.

MANO – Oltre il Varco | Sonorizzazione e Live Performance
In occasione della mostra “Mano – Oltre il Varco” di Chiara Cunzolo e Alex Lupi, il duo molom ha realizzato una sonorizzazione site-specific che intreccia paesaggi sonori e ritratti della comunità portuale di Livorno. Il progetto fotografico esplora il porto come spazio di passaggi, incontri e trasformazioni, documentando luoghi e volti che raccontano la relazione profonda tra città, mare e lavoro.
La composizione sonora amplifica questa cosmologia portuale attraverso l’elaborazione di suoni campionati direttamente nel Porto di Livorno (gru, macchinari, acqua, movimenti di merci) trasformati in tessiture che accompagnano le immagini, rendendo percepibili tensioni, ritmi e mutamenti continui di questo spazio di frontiera.
Parte dell’intervento ha riguardato anche la Fortezza Vecchia, luogo simbolico che da secoli accoglie l’umanità del porto, sonorizzata con registrazioni ambientali e soundscape realizzati a partire dai suoni raccolti in loco. Ne è nato un ponte tra la memoria storica della Fortezza e l’attività quotidiana del porto, evocando un paesaggio acustico complesso e stratificato, vivo e in metamorfosi.
Live Performance
Durante l’inaugurazione, il duo ha realizzato una performance site-specific attivando vecchi materiali e oggetti portuali (bulloni, molle, attrezzature dimenticate) attraverso sculture cinetiche rudimentali. Questi dispositivi mettevano in vibrazione la materia, generando gesti acustici minimi: frizioni, scricchiolii, risonanze.
La performance si è svolta in dialogo con il lavoro di mapping realizzato da Martino Chiti, che ha proiettato immagini e luci sulla Fortezza Vecchia, entrando in relazione con il paesaggio sonoro e creando un’esperienza in cui luce, materia e suono ridefinivano lo spazio, evocando la geografia affettiva del porto e il lavoro silenzioso che lo abita.